Siete strani, voi umani.
Vi date da fare dalla mattina alla sera, vi affaticate, vi lamentate di non avere mai abbastanza tempo, vi costringete a vivere nelle vostre gabbie dorate (e ogni tanto vi chiudete in un bunker che, per quanto dorato, rimane sempre uno scatolone di cemento) e non siete mai felici.
Visti da quassù, l’impressione più frequente è quella di una colonia di rabbiosi.
Vi arrabbiate se parlano troppo di voi, vi arrabbiate se non parlano abbastanza di voi. Vi arrabbiate se vi mettono alla berlina, vi arrabbiate se vi ignorano.
Mi ricordo di un vostro antico eroe, Prometéo, legato a una montagna. Un mio antenato era addetto alla sua custodia e ogni giorno andava a trovarlo per divorargli il fegato. Detta così sembra una cattiveria, invece gli faceva un favore, perché Prometéo aveva sempre il fegato ingrossato a causa della sua rabbia.
Si arrabbiava con i fratelli perché non facevano quello che diceva, si arrabbiava con la moglie perché faceva solo quello che lui le diceva. Si arrabbiava con gli altri Titani perché volevano ammazzare Zeus (che voi romani chiamate Giove), si arrabbiava con Zeus perché era geloso degli uomini. Insomma, uno che non riusciva a stare mai tranquillo a godersi la vita.
E pensare che il suo nome significa: “colui che riflette prima”….
Noi animali non conosciamo né rabbia né vendetta. Da giovani abbiamo qualche scatto d’ira, ma si tratta di reazioni istintive, dettate dalla paura, che durano un niente.
Mio padre, in quei momenti, mi diceva: “Se hai fatto una cosa stupida e gli altri ti chiamano stupido, perché ti arrabbi? E se non hai fatto niente di stupido e qualcuno ti chiama stupido, perché ti arrabbi?”. Così mi ha insegnato a lasciarmi quella immaturità alle spalle. La rabbia è roba da cuccioli.
L’altra mattina ho visto uno di voi dalla finestra del suo bunker. Strillava, prendeva tutti a male parole, rompeva gli oggetti a portata di mano. Gridava così forte che riuscivo a sentire tutto. Era arrabbiato perché qualcun altro conosceva tutti i suoi errori e gli aveva contato le pulci sulla schiena (come diciamo noi).
Se hai commesso degli errori, perché strilli? Gli strilli non riparano gli errori. E se non hai commesso degli errori, perché strilli? Se strilli, non ti rimane il fiato per spiegare le tue ragioni.
Un giovanotto simpatico che si chiamava Forrest Gump diceva sempre: “stupido è chi lo stupido fa”.
E strillare è proprio da stupidi.
L’aquila scostumata