Relazione di Riccardo Barbati al VI congresso di Roma

20 Febbraio 2013

 

6° Congresso territoriale SLP CISL Roma

 

Forza dell’identità,

Certezza del futuro

protagonisti dei servizi di nuova generazione

per la società globale

 

Relazione del Segretario Generale

Le tre regole per un buon lavoro:

  1. esci dalla confusione, trova semplicità
  2. esci dalla discordia, trova armonia
  3. nel pieno delle difficoltà risiede l’occasione favorevole.

Albert Einstein

Lo scenario dei Servizi di Nuova Generazione

Care amiche, cari amici, delegate e delegati, cari colleghi sindacalisti e graditi ospiti, vorrei proporvi di iniziare i nostri lavori in modo poco rituale, leggendo poche parole che ci riguardano tutti:

I lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali

e di fede religiosa, hanno diritto,

nei luoghi dove prestano la loro opera,

di manifestare liberamente il proprio pensiero.

Statuto dei Lavoratori, Titolo I, Art. 1.

Questa è la ragione per la quale oggi siamo qui: manifestare liberamente il nostro pensiero.

Questa è la ragione che da sempre ci spinge a confrontarci senza sosta, a misurarci con i nuovi temi, ad organizzarci sempre meglio per disegnare il futuro del nostro lavoro e per non dimenticare quanti vecchi ostacoli e quante storiche limitazioni dobbiamo ancora sanare.

E visto che abbiamo iniziato in modo non convenzionale, vi invito a dedicare un applauso a tutti coloro che hanno lavorato con passione, intelligenza, pazienza, tenacia e fantasia per trasformare quei princìpi in diritti reali, esigibili, quotidiani e per rendere questo sindacato sempre più unito, più forte, più capace di dare voce a tutti i lavoratori e alle lavoratrici di Poste italiane.

Grazie.

Al termine di questo mandato mi è sempre più chiaro che i risultati che abbiamo raggiunto sono il frutto di una lunga, robusta catena di solidarietà, autonomia e di partecipazione che ha attraversato due grandi generazioni di postali.

Grandi per i numeri, grandi per il coraggio che hanno avuto nell’affrontare due passaggi epocali: dal comodo rifugio del mondo pubblico al mercato privato, e dal mercato postale monopolistico al mercato dei nuovi servizi.

Oggi ragioniamo dei servizi di terza generazione, quelli che già conosciamo e quelli che riusciremo ad inventare, per dare risposte positive alla domanda che viene dalla società globale, creando benessere e ricchezza, materiale ed immateriale.

Della forza positiva del nostro passato dobbiamo essere difensori consapevoli e grati, perché solo chi padroneggia il proprio passato può padroneggiare il futuro.

Da quel passato nasce il compito che aspetta i dirigenti della nostra organizzazione.

In quel passato ci sono già molte risposte ai problemi generati dalle nuove condizioni, locali e globali, del lavoro e dell’agire di impresa.

Le risposte sono i nostri valori fondanti della solidarietà, della partecipazione e dell’autonomia.

Ma sappiamo bene che per presidiare il proprio mondo in un contesto sempre mutevole, serve anche pensare in modo nuovo.

Albert Einstein diceva che

La mente è come un paracadute.

Funziona solo se si apre.”

La generazione di sindacalisti che oggi cominciamo a costruire, è il risultato di un percorso evolutivo iniziato alla fine degli anni ’90 e che ora ci presenta uno scenario totalmente diverso, arricchito da nuovi contenuti.

E’ cambiato il contesto economico, è cambiato il contesto politico e sociale, è cambiata l’azienda e sono cambiati i postali.

Ecco perché abbiamo preso l’impegno, con altre tre organizzazioni sindacali (FIBA, FISASCAT e FELSA), di realizzare un percorso di nuova rappresentanza che si concluderà con la nascita della federazione dei servizi privati, un gigante da mezzo milione di iscritti, un popolo multiforme che produce il 70% del PIL.

Stiamo muovendo verso:

  • una identità molteplice, che metterà insieme culture e linguaggi diversi;
  • una nuova entità capace di far pesare la forza dei numeri e di rompere l’isolamento verticale delle singole organizzazioni;
  • la ricchezza generata da competenze ed esperienze diverse, capaci di lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni;
  • una nuova dimensione europea e internazionale, all’altezza delle sfide competitive che ci attendono.

Noi di SLP Cisl siamo consapevoli che questa esperienza, qualunque sia il percorso che insieme decideremo di realizzare, porterà all’accrescimento delle nostre competenze.

Usciremo dalla condizione di “sindacato di una sola impresa” per aprirci alla nuova dimensione del settore, nel quale cresce il bisogno di rappresentanza moderna, di regole e relazioni industriali definite.

Essere postali orgogliosi della propria identità produttiva e professionale e, allo stesso tempo, essere parte attiva in un nuovo soggetto di grandi dimensioni.

Questo, in sintesi, il nuovo progetto che ci attende.

A questo futuro dobbiamo aprire la mente.

La terziarizzazione della nostra economia non ha ancora trovato un’evoluzione adeguata del modello produttivo per sviluppare il ruolo dei servizi, dell’innovazione immateriale, dell’economia della conoscenza e per migliorare qualità e quantità del capitale umano.

Si tratta di un percorso non facile, che però accettiamo di intraprendere con entusiasmo perché ne condividiamo senza riserve le finalità e ne vediamo i benefici per la categoria che oggi rappresentiamo.

Ora cominciamo a lavorare insieme, a conoscerci, a comprenderci ed a scambiare esperienze, fraternamente, senza nasconderci le difficoltà e gli ostacoli, senza mai arrenderci di fronte a difficoltà ed ostacoli.

 

La concertazione e le relazioni industriali

Abbiamo vissuto una lunga, sconcertante stagione di relazioni industriali conflittuali, penalizzanti tanto per i lavoratori quanto per l’impresa.

Siamo arrivati sull’orlo di un pesantissimo sciopero nazionale.

Una storia durata troppo, storia sofferta, che a Roma abbiamo vissuto in maniera partecipata, in certi momenti esaltante, perché siamo sempre stati protagonisti, in prima fila,“senza se e senza ma“, sempre a sostegno delle politiche della segreteria nazionale.

La realtà romana è piena di sfaccettature: qui dobbiamo fare i conti con tutto il mondo articolato di poste italiane: dal movimento postale nei cmp alle aree di staff di filiale, di area territoriale, della direzione generale corporate (dgc); abbiamo  il recapito urbano e provinciale, la sportelleria con i 400 UPI, il tsc (tim servizi centralizzati), il csa e cosi via, fino ad arrivare  alla centrale di comando dei manager del consiglio di amministrazione, dell’amministratore delegato, ecc..

Qui nulla può passare inosservato o essere sottovalutato.

La manifestazione di Roma del 24 ottobre 2011 a viale Europa è stato il segno tangibile della forza, della determinazione, del coraggio e della volontà positiva del popolo postale di Roma,

stufo delle chiacchiere, che ha voglia dei fatti, perché ogni giorno, invece delle chiacchiere, apre le porte e comincia a “fare i fatti”, un popolo orgoglioso delle proprie radici, che ha voglia di partecipare, di esserci, di dire la sua.

Parecchi pensavano che saremmo stati quattro gatti.

Invece eravamo centinaia e centinaia, uomini e donne,  giovani nuovi assunti e postali di lungo corso. Tutti sotto la stessa bandiera. La nostra.

C’eravamo noi di Roma e la Segreteria Nazionale, che non ci ha mai fatto mancare il suo sostegno concreto, la sua presenza militante.

E in prima fila, voglio ricordarlo, c’era Mario Petitto, in prima fila e a testa alta. Un capitano che non fa inchini, che non si distrae e non manda la sua nave sugli scogli.

In questi anni abbiamo letteralmente marcato a uomo l’azienda in ogni suo settore: recapito, staff, sportelleria, ecc., denunciando ogni inadempienza, colpendo con ogni mezzo lecito, come le denunce alle asl ed alla Procura alla Repubblica.

Non lo abbiamo fatto per gratuita malevolenza, ma perché sapevamo di avere ragione. negli ultimi due anni abbiamo scioperato più volte, siamo stati costantemente presenti nelle assemblee, in tutto il territorio, senza eccezioni.

Un lavoro durissimo ed esaltante, che ci ha fatto crescere come sindacalisti e come persone e che ha fatto crescere il consenso intorno a noi.

Il gazebo di Viale Europa è stato il più evidente simbolo di un dissenso animato dalla volontà di uomini e donne che, giorno dopo giorno, resistendo alle intemperie, all’azione vandalica, alle ire ed ai ricatti di un’azienda sorda, hanno portato in piazza, per oltre un anno, la voce del popolo postale.

Molte bandiere si sono alternate a viale Europa e siamo grati a quanti ci hanno voluto sostenere ed a quanti hanno condiviso le nostre battaglie.

Ma la nostra bandiera, quella di SLP Cisl, non si è mai mossa da lì.

Oggi le bandiere sono tornate nelle nostre sezioni, ma sono sempre pronte a tornare a sventolare, sia per festeggiare un risultato raggiunto, sia per riaffermare una presenza ineliminabile.

Quante volte abbiamo dovuto richiamare l’esigibilità di quanto era stato sottoscritto dall’Azienda, a causa di quella parte del management che crede di poter governare con l’arbitrio e la mano pesante (vedi ferie, orari, applicazione di norme contrattuali).

Ora ci siamo lasciati alle spalle quel periodo, sono riprese le trattative ai tavoli tecnici, si intravede un nuovo orizzonte contrattuale.

Per noi di SLP Cisl la concertazione non è uno slogan, è un modello di pensiero e di azione preciso. Se guardiamo questi ultimi anni alla luce della concertazione possiamo vedere chiaramente che i migliori successi e le migliori performance, sul piano organizzativo e sul piano economico, sono venute quando le scelte avevano il pieno e convinto sostegno dei lavoratori e delle lavoratrici di Poste Italiane, mentre le maggiori difficoltà sono state generate da scelte imposte dall’alto, a volte contro ogni logica produttiva.

Niente ha danneggiato l’Azienda ed i lavoratori quanto il mancato rispetto degli accordi presi.

E noi non siamo mai venuti meno agli accordi presi.

Perché rispettare gli accordi significa rispettare le persone che li hanno firmati.

Nessuno può pensare di governare una grande impresa come la nostra, dicendo una cosa oggi e facendone una completamente diversa domani.

Nessuno può pensare di governare una grande impresa come la nostra, senza rispettare coloro che la rappresentano ogni giorno con la loro presenza attiva agli sportelli, nel recapito, negli uffici commerciali, negli staff, in ogni aspetto del complesso lavoro quotidiano che fa di Poste Italiane un caso di successo.

L’unità sindacale

Noi di SLP CISL abbiamo sempre lavorato per creare e promuovere condizioni sempre più avanzate di democrazia economica e partecipativa e per farlo abbiamo scelto di praticare un’aperta e concreta politica delle alleanze. Alleanze basate su progetti, percorsi, obiettivi e fatti concreti.

Non confondiamo il fine con gli strumenti che servono per raggiungerlo.

Non ci interessano le discussioni astratte, così come non ci interessano le schermaglie tattiche e l’uso politico della forza sindacale.

Le battaglie che abbiamo condotto, in piena coerenza con la nostra tradizione e con la nostra cultura, hanno prodotto dei risultati concreti, tangibili, nell’interesse di tutti i lavoratori di Poste.

Parlano da soli i risultati delle recenti elezioni  per le RSU/RLS e per Fondoposte.

Quel consenso non lo abbiamo certo strappato con la forza, né lo abbiamo ottenuto per semplice appartenenza ideologica.

Quel consenso è nato e si è nutrito del dialogo costante con i colleghi postali, dell’attenzione che abbiamo sempre dimostrato verso i loro problemi reali e della capacità di interpretarne i bisogni e le aspettative.

Non abbiamo mai firmato un giorno una cosa ed il giorno dopo un’altra totalmente diversa.

Non si può firmare un accordo di minoranza, in barba alle regole ed ai principi basilari della democrazia, senza un confronto vero con la categoria, pensando che l’unità sindacale sia la coperta che copre tutto e tutti.

Ma siccome solo che non fa niente non sbaglia mai,

sappiamo anche che da domani riprenderemo il lavoro fianco a fianco nell’interesse di tutti i lavoratori e le lavoratrici di Poste Italiane, con fiducia, coraggio ed umiltà, mettendoci testa, cuore e gambe per arrivare in ogni luogo di lavoro e portare il nostro messaggio, la nostra forza, la nostra immaginazione.

L’Autonomia dell’SLP Cisl

Abbiamo un problema: il nostro DNA si ribella al pensiero unico, alle soluzioni soporifere, agli accordi sottobanco, alle logiche del “basta che funziona”. Per questa ragione non diciamo mai “no” per principio. Siamo curiosi, aperti, disponibili e flessibili.

Ogni volta che qualcuno mette sul tavolo una proposta, un’idea, un progetto, andiamo a vedere: noi accettiamo la sfida.

Il nostro DNA ci spinge a cercare il meglio. Anche quando, per trovare il meglio, siamo costretti ad andare controcorrente.

Lo abbiamo fatto e lo rifaremo, perché abbiamo scelto di essere Sindacato di uomini liberi di pensare, di agire, di misurarsi con i problemi concreti e di portare a casa, comunque, un risultato.

In certi momenti abbiamo rischiato di essere impopolari, altre volte ci hanno accusato di mettere in crisi l’unità dei lavoratori e di andare contro i loro interessi.

Siccome il significato di quello che diciamo sta nei risultati che otteniamo, i risultati di questi anni ci dicono che abbiamo fatto bene a fare quelle scelte ed a sostenerle con coerenza, fino in fondo.

Del resto, se un uomo non è capace di combattere per le proprie idee, o non valgono molto le sue idee o non vale molto lui stesso.

Invece per noi

“il domani è oggi,

il domani non esiste,

se non lavoriamo oggi

per creare il nostro domani“

 

Il mercato postale dopo la liberalizzazione

Il 2011 è arrivato ed è passato senza particolari drammi,

il 2012 ha seguito lo stesso destino, nonostante la minaccia Maya.

Complice la crisi globale, i maggiori competitor si sono ben guardati dal superare le Alpi e dall’invadere il mercato postale italiano. Anzi, alcuni dei nomi più prestigiosi sono in aperta crisi.

Invece, Poste Italiane si è rafforzata.

Ma la situazione rimane critica per almeno tre ragioni:

1) l’azienda fatica ad interpretare correttamente i nuovi mercati, in particolare nell’area business e nel post vendita;

2) tende a dare risposte troppo lente e complicate alla domanda crescente di servizi avanzati; non possiamo consolarci con il fatto che i competitor, per ora, sembrano aver scelto la strada facile delle tariffe basse, della precarietà e dell’azzeramento delle tutele, piuttosto che quella dei nuovi servizi.

3) il management è impegnato a tagliare costi e risorse, invece di occuparsi di sviluppo, mentre aumenta il pericolo

dello spacchettamento dell’azienda postale.

L’Antitrust ha aperto di recente un’indagine su Poste italiane per abuso di posizione dominante. Questa Autorità Garante della Concorrenza del Mercato dovrebbe vigilare, nell’interesse dei cittadini e del Paese, sulle posizioni monopolistiche e sui cartelli che strangolano la concorrenza, distorcono il mercato dell’offerta e danneggiano il mercato della domanda.

Chissà perché a me, comune cittadino, vengono in mente le banche e le compagnie petrolifere, le compagnie telefoniche, le multinazionali della chimica e della farmaceutica, i colossi dell’alimentazione che fanno lievitare prezzi di farine e riso, affamando milioni di persone nel mondo, mentre ai solerti funzionari ultraliberisti dell’AGCM viene in mente Poste Italiane.

Dimostrando di non aver capito di trovarsi di fronte alla più grande azienda di servizi del Paese, dimostrando di non aver capito come funziona e perché sta in piedi Poste Italiane SpA, questi personaggi a dicembre propongono al Governo Monti lo scorporo di Bancoposta, la riduzione del servizio universale (posta, raccomandate, spedizioni…), con una più precisa delimitazione ai servizi ritenuti essenziali, e la regolazione delle agevolazioni postali concesse dallo Stato per l’editoria e il settore no profit.

Noi per questi signori abbiamo una proposta semplice semplice: venite a studiare da noi, in Poste Italiane, entrate negli uffici postali, lavorate fianco a fianco con chi si occupa dei nuovi servizi, di Poste Impresa, di assicurazioni e di telefonia mobile, di smistamento e di recapito e poi chiedetevi se è davvero il caso di continuare a creare problemi ad un asset strategico del Paese, o se non ci sono in giro altri soggetti che meritano la vostra attenzione.

 

La privatizzazione di Poste Italiane

E’ curioso che, ogni volta che si parla di privatizzazioni, la vicenda Alitalia si incrocia con il dossier postale.

La nostra privatizzazione ha avuto successo, contro le aspettative gufesche di molti, mentre il colosso tanto amato e blasonato si trova di nuovo in grande difficoltà e si riparla di cessione, smembramento, esuberi, licenziamenti, assalto all’indotto.

In Poste Italiane, per fortuna, non abbiamo bisogno di patrioti, ma di un piano industriale definito negli obiettivi e negli strumenti, credibile e praticabile, capace di garantire sviluppo ed occupazione; abbiamo anche bisogno di un management all’altezza della situazione.

La più grande azienda italiana di servizi può e deve impegnarsi a fondo sui terreni della tecnologia, dell’innovazione, della finanza moderna, eticamente squilibrata a favore dei territori, delle famiglie e delle persone che producono, investono, creano e distribuiscono ricchezza, materiale e immateriale.

Questa è la privatizzazione che ci piace.

Per questa privatizzazione siamo sempre pronti a combattere, ma anche a collaborare, a proporre, a partecipare, a condividere.

Vedremo fino a che punto questa fase rappresenta davvero un nuovo inizio oppure nasconde una tregua momentanea.

Contratto di settore e nuova rappresentanza

Nel 2011, abbiamo sottoscritto il CCNL per le imprese private del settore della distribuzione, del recapito e dei servizi postali insieme alle due associazioni di rappresentanza datoriale dei recapiti privati, FISE e CNA.

Allineando la scadenza del contratto dei recapiti privati al contratto di Poste Italiane, abbiamo posto le basi per lavorare insieme a tutti gli operatori del settore.

La sigla del CCNL ha consentito all’SLP-Cisl di conseguire un significativo allargamento della rappresentanza e della tutela dei diritti dei lavoratori del settore privato.

Siamo riusciti ad ottenere:

1. l’impegno ad introdurre stabilmente

la contrattazione di secondo livello,

che oggi manca in molte imprese;

2. l’istituzione dell’Agenzia Bilaterale

per lo sviluppo dei percorsi formativi;

3. la possibilità di sottoscrivere polizze assicurative con lo CSAP

con la ritenuta in busta paga a carico delle aziende;

4. vincoli solidi sulle diverse tipologie contrattuali,

a tutela dell’occupazione;

5. l’introduzione dell’Elemento di Garanzia Retributiva

per tutte le aziende prive di contrattazione di secondo livello

e l’introduzione della previdenza complementare,

con il contributo dell’1% da parte delle aziende firmatarie.

Obiettivi importanti, che ci hanno consentito un sostanziale passo in avanti in un settore dove prevale una condizione lavorativa  di precarietà e mancanza di tutele.

 

Adesso si tratta di affrontare con decisione il confronto sul CCNL di Settore, che dovrà consentirci di dare certezze all’intero mondo del recapito, attraverso regole comuni e condivise, dando vita ad un sistema di relazioni industriali moderne.

Gli ultimi contratti sono scaduti lo scorso 31 dicembre ed il sindacato, purtroppo in modo non unitario, ha provveduto ad inviare le proposte di piattaforma.

I prossimi appuntamenti ci sono ben chiari:

a) la difesa dei livelli occupazionali esistenti e,

ove possibile, l’attenuazione della precarietà lavorativa,

oggi troppo elevata;

b) il ri-adeguamento dei livelli economici esistenti;

c) modelli di contrattazione di secondo livello

realistici e  praticabili;

d) percorsi formativi adeguati

sia per professionalizzare ulteriormente i lavoratori

sia per riqualificarne o riconvertirne le professionalità

nel caso di processi di riorganizzazione;

e) sicurezza e salute sui luoghi di lavoro;

f) regole chiare sulle relazioni industriali e la concorrenza.

La trattativa che sta per iniziare è la partita più importante che dovremo giocare in questo 2013 e la giocheremo fino in fondo, entrando in campo con tutta la forza della nostra rappresentatività.

 

Gli Appalti Postali

Anche per il settore degli appalti Postali abbiamo di recente (15 giugno 2012) raggiunto l’intesa per il rinnovo del CCNL scaduto dal 2009.

Un rinnovo fortemente voluto e sostenuto dall’Slp e che riteniamo di particolare importanza, perché raggiunto dopo le forti sollecitazioni esercitate dal sindacato negli scorsi mesi e che realizza, nella delicata fase della liberalizzazione dei mercati postali, l’obiettivo  dell’impegno unitario del sindacato di sottoscrivere il rinnovo del CCNL per i lavoratori degli appalti, nonostante le difficoltà del settore, in continua contrazione di fatturato e di addetti.

Il rinnovo contrattuale realizza anche buona parte dei punti qualificanti della piattaforma rivendicativa e che riguardano l’introduzione di elementi di novità negli istituti contrattuali del Part-Time, del nuovo sia di relazioni Industriali, dell’orario di lavoro discontinuo e della salute e la sicurezza del lavoro.

Importante, infine, oltre agli aumenti economici ottenuti, l’inserimento in contratto dell’Elemento di Garanzia Retributiva che apre la strada all’avvio della contrattazione di secondo livello ed il pieno realizzarsi della previdenza complementare. Adesso, come SLP, stiamo ragionando sugli impatti che i processi di liberalizzazione del mercato postale stanno determinando anche nel settore degli Appalti Postali e su come sia possibile poter rientrare in un sistema di regole condivise, in grado di rispondere alle esigenze dei lavoratori e delle imprese.

Rafforzeremo il nostro impegno per:

a) offrire tutele e diritti ai lavoratori del settore;

b) migliorare il potere di acquisto delle retribuzioni;

c) affermare e rendere praticato il sistema di relazioni sindacali;

d) la Sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro;

e) vigilare sull’applicazione ed il rispetto del CCNL;

f) difendere i livelli occupazionali;

g) rafforzare la presenza e l’intervento del sindacato sui luoghi di lavoro.


Il Gruppo Poste

In questi anni SLP ha svolto un impegno costante anche nei confronti delle Aziende del Gruppo Poste per rendere esigibili ed estendere a tutti i colleghi e le colleghe contenuti contrattuali importanti.

Abbiamo raggiunto, anche in questo caso, risultati positivi:

– lo sviluppo e l’avvio della contrattazione di secondo livello;

– l’analisi dei percorsi formativi e di riqualificazione

all’interno dell’Ente Bilaterale per la formazione;

– la gestione e l’armonizzazione degli orari di lavoro;

– il Premio di Risultato

– e la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Ma non possiamo fermarci qui.

Per quanto positivi, questi punti costituiscono solo un punto di partenza rispetto alle questioni più complessive che ancora oggi riguardano le Aziende del Gruppo, a partire dai processi armonizzazione ed omogeneizzazione del quadro contrattuale comune.

Per noi, assumere un nuovo ruolo di rappresentanza

non significa solo aumentare gli iscritti.

Vogliamo entrare nel merito, lavorare insieme all’azienda partecipare alle decisioni, condividerle, concertarle nell’interesse di tutti.

Considerando quanto siano repentini i cambiamenti nei contesti competitivi dei mercati di riferimento, il sindacato dovrà poter condividere informazioni ed analisi sull’andamento delle aziende del gruppo, sul loro posizionamento, sull’andamento dei vari comparti produttivi e sugli indicatori industriali.

In alcune Aziende del Gruppo (Postel, Postelprint, Docutel), dove la situazione complessiva parla di un calo generalizzato dei volumi, di crescente competizione sui prezzi e di violazione delle regole competitive, il sindacato può essere lo strumento chiave per puntare sulla qualità, sulla gamma dei servizi, e per sviluppare meglio le sinergie con la capogruppo.

E nemmeno questo basterà, perché dovremo lavorare anche sul fronte negoziale, per affrontare e risolvere le questioni ancora sospese:

  • la contrattazione del premio di risultato;
  • lo sviluppo dei percorsi formativi e di carriera;
  • le relazioni industriali
  • e la gestione degli orari di lavoro.

Un impegno importante, multiforme, che dovrà portarci ad essere sempre più protagonisti nel mondo dei servizi di nuova generazione.

Ma qual’è la situazione di casa nostra?

Diamo un rapido sguardo ai settori che rappresentano il nucleo vitale dell’Azienda e che sono al centro del nostro interesse.

Parliamo di Staff, terreno sensibile e complesso, a cavallo tra la realtà territoriale e il ruolo strategico nazionale.

Da sempre affermiamo che in Poste  “la risorsa più importante è la gente che ci lavora” per l’impatto che hanno le risorse umane nella competitività dell’impresa e, per questo, ai tavoli abbiamo sempre rivendicato la costante valorizzazione delle soggettività.

Un banco di prova, purtroppo fallimentare, è stato il “Progetto di Qualificazione Quadri”. Come SLP CISL lo ritenemmo un progetto ambizioso e di spessore, convinti che nell’economia della Conoscenza e della Competizione due fattori giocano un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle competenze: l’occupabilità e la formazione continua.

Il Progetto è partito solo per le forti sollecitazioni del sindacato, che ha chiesto all’Azienda di sviluppare un’azione formativa moderna, capace di alimentare la competitività organizzativa – gestionale e l’impiegabilità dei quadri coinvolti.

Siamo largamente insoddisfatti dei risultati, sia per la smisurata durata del corso (2 anni), sia perché la spinta motivazionale, venendo meno passaggi di formazione adeguati, non ha dato i risultati che la categoria si aspettava.

In generale, in DGC i lavoratori, per la loro vicinanza fisica con la dirigenza, subiscono le sollecitazioni proprie ed improprie dei processi di trasformazione in atto: richiesta di adattabilità e flessibilità lavorativa, pressione produttiva costante.

Per stare al passo con questo ritmo, la formazione continua è elemento centrale, vantaggio competitivo per Poste e di salvaguardia delle professionalità individuali/collettive.

Nella pratica, questi obiettivi restano disattesi. Inoltre, vista la continua azione di contrazione degli staff abbiamo anche fatto fronte a fenomeni di mobilità strisciante, che si manifesta nella forma dei trasferimenti individuali e di cessioni di contratti di lavoro, così come abbiamo governato le azioni di mobilità vere e proprie del 2009/10, frutto amaro dei tanto sbandierati efficientamenti, attesi come risultato delle continue riorganizzazioni e mai concretizzati in un reale aumento di capacità produttiva.

Non abbiamo mai smesso di denunciare la politica dei numeri in una struttura già fortemente provata da una politica gestionale non chiara, che da un lato lamenta la costante diminuzione dei volumi e minaccia esuberi e dall’altra innesta nuovi assunti con modalità non sempre cristalline, senza specificarne il reale valore aggiunto, con un politica economica vagamente schizofrenica,

A questo si aggiunge la nutrita schiera di consulenti la cui presenza destabilizza interi settori, delegittima il capitale umano interno, relegandolo in ruoli esecutivi.

Realtà ben note e sempre denunciate in sede di trattativa.

Ricordo solo brevemente le vertenze più rilevanti di questo ultimo periodo dedicate agli Staff che abbiamo avviato in abiti tematici innovativi. Secondo noi possono essere destinati a diventare modelli esportabili per metodologia di approccio alla contrattazione:

  1. telecamere e controllo a distanza dei lavoratori,

sia in dgc, sia nel deposito filatelico di p.zza Vivona.

  1. commissione mensa;
  2. impianto di controllo accessi e rilevazione presenze;
  3. salubrità e sicurezza di numerose aree della corporate in ristrutturazione, o con problemi relativi all’ambiente di lavoro (call center, ecc.,).
  4. la questione della Security Room, che gestisce la sicurezza del patrimonio aziendale con le più avanzate soluzioni tecnologiche presenti sul Mercato. In questo contesto è maturata una vertenza complessa, sull’implementazione del nuovo modello organizzativo. Sono stati messi a fuoco posti funzione finora esistenti, rivisti i carichi di lavoro, avviate iniziative di formazione,  ricercata una codifica delle mansioni, definite griglie orario possibili, previste modalità certe di ricollocazione del personale eccedente.

 

UFFICI POSTALI

Diciamo subito che i lavoratori degli uffici postali, in questi anni di grandi difficoltà del mercato globale e nazionale, per flessibilità, adattabilità ed intelligenza produttiva sono stati determinanti per il mantenimento della leadership di Poste Italiane sul mercato.

Negli ultimi tre/quattro anni, il personale ha imparato a gestire:

  • cinque canali di vendita,
  • otto distinti ruoli operativi,
  • diciotto prodotti transazionali,
  • undici prodotti di investimento,
  • sei prodotti di finanziamento,
  • due prodotti di previdenza,
  • dieci prodotti di protezione,

oltre ai Corner Poste Mobile, al Segmento Impresa,

ai servizi on line di stampa, imbustamento, spedizione, alla ROL Prepagata, fino ai vari servizi di spedizione finalizzata. Per non parlare della gamma di servizi offerti dagli Uffici Poste Impresa, dove quattro gatti abituati a fare i salti mortali ed a moltiplicare pani e pesci gestiscono una clientela che va dalle Associazioni No Profit fino alle imprese ed ai Condomini.

La grande diversificazione dei servizi offerti ha influito sullo sviluppo di nuove e importanti figure professionali di tipo commerciale, che hanno gettato le basi per un migliore assetto competitivo dell’azienda.

Il problema è che, pur percorrendo una strada secondo noi giusta, gli uffici postali hanno subito continue riorganizzazioni, non sempre razionali e non sempre efficaci.

Ad esempio, il “segmento imprese” esprime un ottimo potenziale di sviluppo nel comparto pacchi e corriere espresso; è un mercato costantemente alimentato dagli scambi nella catena di distribuzione del “b2b” e dalle spedizioni di documenti aziendali e contrattualistica.

Naturalmente questa, come altre opportunità di mercato, può essere sviluppata a patto che vi siano interventi organizzativi e strategie rapide ed efficaci, adeguando il modello organizzativo alla domanda reale: strumenti e risorse adeguate per gli operatori, modulistica on line e off line semplice e chiara, semplificazione delle forme contrattuali, servizi post vendita all’altezza della situazione.

Per questo metteremo al centro della nostra attenzione: organici, missione dell’ufficio postale,  implementazione e aggiornamento dei sistemi informatici, formazione professionale, distacchi, politiche di incentivazione commerciale, moderazione delle pressioni commerciali, dotazioni strumentali, sicurezza del lavoro.

E’ sotto gli occhi di tutti

che molto di quello che è stato fatto fino ad oggi

è stato fatto solo grazie alla lucida follia dei lavoratori e lavoratrici di Poste Italiane. I risultati positivi sono frutto dell’impegno e del sacrificio di migliaia di persone che dalla loro trincea quotidiana, sopportano e sopperiscono con impegno e senso di responsabilità alle inefficienze strutturali, organizzative e formative che l’azienda continua a scaricare loro addosso.

Non possiamo tollerare che l’azienda, bruciando energie e risorse importanti, continui a proporre una formazione inadeguata, insufficiente, che non aiuta il lavoratore a gestire con sicurezza e serenità responsabilità economiche, civili e penali sempre maggiori, derivanti dai ruoli specialistici ricoperti, né sviluppa competenze e professionalità riconosciute e spendibili anche sul mercato.

E ancora una volta ci siamo sostituiti all’azienda, con l’iniziativa organizzata insieme alla FIBA il 16 febbraio 2011: esperti in materia di antiriciclaggio e mifid, (argomenti molto importanti per i quadri, per gli sccr e per tutti coloro che hanno a che fare direttamente con la clientela), hanno fornito tutti gli strumenti necessari per una migliore tutela della loro attività.

Iniziativa apprezzata da tutti e riconosciuta valida anche dall’Azienda.

E allora perché non ci hanno pensato loro per primi?

Ecco perché non sono più tollerabili le continue pressioni commerciali sugli operatori della prima linea, accompagnate da minacce di ogni tipo, basate su numeri e budget poco chiari, poco trasparenti nella loro determinazione e nella distribuzione territoriale, sempre più difficili da raggiungere, mentre più in alto, al contrario, qualcuno si arricchisce con cospicui premi ad personam.

Allo stesso modo, è diventata insopportabile la prassi di cambiare le regole del gioco in corso d’opera, come per i sistemi d’incentivazione a trimestre inoltrato, o per le incivili “gare di vendita”.

Un’azienda seria, che vuole andare lontano, non può e non deve utilizzare questi sistemi mortificanti.

Al contrario, deve ridistribuire equamente i benefici, in modo trasparente e partecipato.

Non esistono altre leve motivazionali, non è più il tempo della pacca sulla spalla.

Ci piacerebbe che il management si concentrasse sul versante tecnologico delle attrezzature, della sicurezza, della manutenzione della pulizia degli ambienti di lavoro, dove il ritardo è preoccupante. I frequenti black-out informatici (sdp), le stampanti che si inceppano in continuazione e si reggono con lo scotch dei pacchi, le fotocopiatrici che non funzionano, postazioni di lavoro che sono labirinti di fili scoperti; tempi d’intervento di manutenzione ed assistenza mai quantificabili e spesso inqualificabili.

Noi la nostra parte “tutti insieme“ l’abbiamo fatta, la stiamo facendo e continueremo a farla; oggi più che mai sentiamo una grande responsabilità nei confronti di noi stessi e nei confronti dei nostri figli, quindi continueremo a chiedere ai Manager di questa nostra azienda, di fare la loro parte e di farla anche in fretta, perché siamo di fronte ad una mutazione genetica di Poste Italiane, visto che già oggi oltre il 75% dei ricavi proviene dai servizi finanziari – assicurativi, mentre attendiamo di capire quali siano i servizi innovativi, visto che non si possono limitare all’ICT/MOBILE, che si sta rivelando un’operazione a pareggio.

Naturalmente, anche le Funzioni Commerciali e le Funzioni di Operazioni di Filiale e AT, risentono di queste profonde mutazioni, assediate da tutte le criticità presenti negli UP.

Strutture e lavoratori pressati quotidianamente da manager e dirigenti improvvisati, incapaci di essere guide, di dare indirizzi, di proporre soluzioni.

Strutture impossibilitate ad esprimere professionalità e competenze, perché non supportate adeguatamente, carenti di mezzi e strutture, di strumenti gestionali adeguati, di riconoscimenti economici adeguati (questo vale anche per gli uffici postali).

Anche su questo terreno la nostra lotta continuerà, chiedendo più autonomie di settore, investimenti adeguati che possano garantire processi e funzionalità adeguate alle performance richieste sia in termini di budget che in termini di supporto al territorio.

Così come continueremo a chiedere che vi sia una vera sinergia fra le varie funzioni, che si parlino fra loro e che, soprattutto, parlino la stessa lingua, in modo che tutti possano comprendere e lavorare per un unico obiettivo, che è quello di rendere questa azienda sempre più competitiva.

 

Se guardiamo ai SERVIZI POSTALI, i quattro anni che ci siamo lasciti alle spalle hanno visto due riorganizzazioni pesanti nel settore del recapito, che hanno lasciato il segno, ma non hanno avuto il potere di fiaccare le idee e la consapevolezza di dover intraprendere una strada maestra fatta di sacrifici, controllo dei costi e, soprattutto, di sviluppo che consenta di intercettare le opportunità rilevanti dalla liberalizzazione del settore.

In questi ultimi quattro anni non solo tagli, come avrebbe preferito un certo management, ma anche un’entusiasmante corsa che ha costretto l’azienda ad assolvere in pieno a tutti gli obblighi scaturenti dagli accordi di settore.

Nel momento delle maggiori tensioni in seno alle relazioni industriali, abbiamo costretto l’azienda ad implementare per intero il numero previsto per i colleghi asi monitorandone con assiduità la loro funzionalità, al punto che oggi rappresentano la struttura territoriale più produttiva del Paese.

Abbiamo inaugurato la sala operativa di supporto alle asi, il csc di Portonaccio, realizzato video codifica di ausilio dei ccmmpp nazionali, accorpato alcuni cpd consentendo una migliore vivibilità a coloro che vi lavoravano, attivato il c.d. progetto bari di molti cpd urbani.

Abbiamo voluto fortemente l’attivazione della mobilità provinciale e regionale, consentendo lo spostamento per avvicinamento al proprio domicilio, solo per la città di Roma, di circa 350 tra portalettere ed addetti alle lavorazioni interne.

Sicuramente, in un numero ridotto di casi tutto questo ha rappresentato un disagio a causa di spostamenti indesiderati, anche se sempre confinati nella realtà urbana; ma per moltissimi ha prodotto grande sollievo, risparmi di tempo e denaro, migliore conciliazione tra tempo del lavoro e tempo libero.

Il nostro compito era quello di trovare un costante equilibrio tra necessità del personale e difficoltà economiche.

Se siamo riusciti ad assolverlo lo dobbiamo alla vostra fiducia, al sostegno ed al consenso che ci avete manifestato, dando valore e riscontro agli accordi ed agli affidamenti dei tavoli territoriali, consentendoci di mettere alla prova il nostro coraggio di fare!

Il coraggio, associato alla competenza che tutti ci riconoscono, ci ha consentito di obbligare l’azienda in un percorso che si ostinava a non voler percorrere e che ha condotto ad innegabili benefici.

 

Abbiamo impedito pratiche aziendali intimidatorie e, in seguito alle operazioni descritte, l’azienda ha potuto risparmiare, solo nella nostra città, circa 5 milioni di euro, ovvero il costo di circa 217 dipendenti.

E’ uno dei tanti paradossi di Poste Italiane: il sindacato combatte per obbligare l’azienda a fare delle scelte che le faranno risparmiare milioni di euro e ne aumenteranno la produttività.

Lascio a voi immaginare cosa si sarebbe potuto, ed ancora si può costruire, se soltanto i dirigenti avessero a cuore, anzi, amassero questa azienda come l’amiamo noi.

Per esempio, si poteva fare molto di più per il Movimento Postale. A Fiumicino, tutti gli interventi di razionalizzazione e riorganizzazione hanno prodotto un buco nero che ha divorato risorse preziose, per non ottenere il benché minimo risultato, in termini di qualità e redditività del servizio e di benessere organizzativo per i lavoratori.

Avevamo detto: “qualità per qualità”, c’era un accordo preciso, avevamo delle aspettative sul ruolo del cmp come strumento di leadership nella gestione dell’ultimo miglio, pensavamo ad un servizio (remunerato) rivolto agli altri operatori.

Niente di tutto questo.

E la responsabilità tecnica e culturale di questo vuoto sta tutta sul tavolo del management dell’azienda.

Noi non vogliamo giocare in difesa.

La richiesta forte e decisa di un attacco al mercato nasce da noi, da questo sindacato.

Abbiamo dimostrato di essere in grado di reggere la sfida, proponendo, disegnando, immaginando scenari diversi ed in continua espansione, nella logica che nulla deve rimanere immobile e, soprattutto, che la progettazione condivisa e concertata apporta risultati migliori del saldo economico di breve respiro prodotto dai tagli dei posti di lavoro.

I Quadri

Spero che mi perdonerete “una botta di orgoglio”, se affermo che l’esempio dei Quadri rappresenta uno dei risultati più belli e soddisfacenti di questi lunghi ed intensi anni di mandato.

Dieci anni fa non nessuno credeva che saremmo riusciti a portare il sindacato tra i Quadri e a portare i Quadri nello stesso Sindacato insieme ai lavoratori del recapito, della sportelleria, dei servizi finanziari e dello smistamento.

Oggi possiamo mettere sul tavolo della valutazione due risultati concreti: il numero degli iscritti e i consensi ottenuti nelle elezioni RSU/RLS.

Parlano da soli.

Da domani il problema sarà quello di consolidare questi risultati e, se possibile, portare l’asticella più in alto.

Presenza e consenso possono diventare partecipazione e condivisione, a patto che siamo capaci di stare vicino ai Quadri e ad interpretare i loro bisogni e le loro legittime aspettative in termini di carriera e di retribuzione, certo, ma anche di trasparenza e formazione, di dialogo e negoziazione dei risultati, di tutela e di sicurezza.

La continua riduzione del personale e la mancata sostituzione, anche per assenze di lungo periodo, espongono i Quadri a stress sempre più forti. Le pressioni lavorative sono sempre più insistenti, gli obiettivi da raggiungere ad ogni costo sono spesso motivo di stress psicologico.

In azienda è certamente utile mantenere una buona dose di tensione produttiva, ma la competizione dovrebbe rimanere sana, dovrebbe produrre soddisfazione e benessere.

Oggi l’eccessiva centralizzazione dei processi erode il ruolo dei Quadri e lo fa entrare in crisi d’identità; di contro, ne aumenta le responsabilità, in assenza di una tutela assicurativa patrimoniale e civile garantita dall’azienda, che copra tutti i numerosi rischi e danni derivanti dall’attività professionale quotidiana.

Ai Quadri, che ci hanno dato fiducia anche nei momenti di maggiore tensione, possiamo garantire una presenza e un’attenzione costante, per dare loro la centralità che meritano.

A loro abbiamo dedicato risorse di grande qualità e continueremo a farlo.

 

La sicurezza

La sicurezza è tema ampio, dai molti risvolti.

Nel complesso, sulla sicurezza vogliamo sviluppare una strategia integrata, che da una parte vede le OO.SS. impegnate a sottoscrivere accordi che aumentino la sicurezza dei lavoratori e, dall’altra, vede gli RR.LL.SS. vigilare attentamente sulla corretta applicazione di quegli accordi sui territori e sul mantenimento di adeguate condizioni di sicurezza in tutti gli ambiti lavorativi.

L’intervento più significativo del quadriennio è stato senza dubbio quello dell’accordo sugli sportellisti video terminalisti.

La vertenza, iniziata nel 2008, quando riuscimmo a concordare con l’Azienda che gli sportellisti di Poste Italiane erano video terminalisti e a far attivare le relative procedure di consultazione, si è conclusa con l’accordo del 25 marzo 2010, grazie al quale si poté partire con il programma operativo riguardante le pause, gli interventi sulla ergonomia dei posti di lavoro e la sorveglianza sanitaria degli addetti.

Una lotta portata avanti dalla nostra organizzazione con tenacia e giunta, finalmente, al suo epilogo.

Altre due questioni ci terranno impegnati a lungo:

1) la prima riguarda gli addetti ai servizi postali,

con speciale prevalenza agli addetti al recapito,

fra i quali si verifica la maggiore percentuale di eventi infortunistici.

Nel 2010, all’interno dell’accordo di ristrutturazione sottoscritto il 27 luglio di quell’anno, riuscimmo ad inserire uno specifico capitolo riguardante la sicurezza, ma nell’applicazione ci sono state tutta una serie di inadempienze aziendali che hanno rallentato o vanificato parte di essi, bisognerà perciò mantenere alto il livello di attenzione da parte delle strutture territoriali e dei nostri RR.LL.SS. sul territorio.

2) La seconda riguarda l’introduzione, nel documento di valutazione, dei rischi dello stress lavoro-correlato.

La procedura di consultazione è attualmente in atto, ma l’Azienda sostiene la non rilevanza di tale rischio e siccome non siamo d’accordo continueremo ad insistere, all’interno degli organi di partecipazione, sulla necessità di attivare verifiche soggettive mirate fra gli addetti per arrivare ad avere una misurazione più accurata dello stress.

In questo panorama di grande e costante impegno, confermiamo il nostro obiettivo di predisporre adeguati strumenti formativi/informativi per i nostri RR.LLSS. recentemente eletti, per metterli in grado di svolgere al meglio il proprio ruolo, seguendo una tradizione che abbiamo inaugurato fin dalla prima tornata elettorale e che ha sempre dato ottimi frutti.

Il CRAL

Questo tema sembra scomparso dall’agenda delle relazioni industriali. La crescente freddezza di Poste Italiane nei confronti del CRAL non fa ben sperare per il futuro di questa importante funzione sociale.

Qui nel Lazio rischiamo di perdere degli importanti e storici punti di riferimento.

Anche la nostra organizzazione ha avviato da tempo un’approfondita analisi interna sul ruolo e la funzione del CRAL nei nostri territori.

Di sicuro, le cose non potranno rimanere a lungo nella fase di stallo e sarà necessario prendere delle decisioni.

A noi preme sottolineare due aspetti della questione che riteniamo centrali:

a) abbiamo la responsabilità di dare risposta alla crescente solitudine che molti colleghi vivono quotidianamente; pensiamo ai nuovi assunti, a coloro che spesso vengono da lontano e rimangono a lungo distaccati dalla loro rete di relazioni sociali ed affettive: questa condizione spesso si accompagna ad una “socialità tecnologica” superficiale, disordinata e di respiro corto, fragile e insoddisfacente; ma pensiamo anche alle famiglie, sempre più sole di fronte al declino del welfare, all’inconsistenza della scuola e della formazione, alla crisi economica ed all’ancora più pericolosa crisi di valori;

b) la mancanza di alternative fondate su valori umani di solidarietà e di partecipazione. Su questi due punti critici abbiamo molto da dire in termini di speranza, di qualità della vita, di accoglienza; dovremo ricostruire i nuovi strumenti attivi dello stare bene insieme, coinvolgendo l’azienda nel sostegno delle politiche sociali che, nel passato, sono spesso state un legittimo vanto per la categoria: dal volontariato dei donatori di sangue all’organizzazione del tempo libero dei figli dei postali, dal sostegno allo studio alla crescita culturale, fino allo sport, alle vacanze ed alle attività ricreative.

Il Contratto

In un clima di relazioni industriali ancora tese, ci stiamo preparando a condurre una vertenza su tematiche innovative, senza dimenticare le molte questioni pratiche che da tempo attendono risposte positive dall’Azienda.

E all’Azienda chiediamo innanzitutto coerenza.

Non vogliamo rientrare nel clima di conflitto gratuito e nella logica degli accordi che durano meno di un’ora ricordando, se ce ne fosse bisogno, che i mancati risultati positivi dell’accordo 8/20 sono stati generati dal mancato rispetto degli accordi e dalla pessima utilizzazione che ne è stata fatta da parte di un management culturalmente e tecnicamente inadeguato.

Credo che oggi possiamo solo possiamo indicare i punti chiave della nostra strategia:

  1. adeguare il modello di relazioni industriali allla riforma avviata dagli accordi del 2009, dall’accordo (unitario) con Confindustria del 2011, dal recente accordo 2012 sulla produttività, per avere un sistema di relazioni industriali di natura partecipativa e responsabile;

2. riqualificare il ruolo del contratto nazionale, meno centro di costo e più centro regolatore e di governance, focalizzandolo sulle normative e tutele di carattere generale, a partire dalla difesa del potere d’acquisto;

3. dare maggiore impulso alla contrattazione di secondo livello (aziendale e territoriale) attraverso un trasferimento organico di competenze dal contratto nazionale, in particolare sulle materie che si generano e gestiscono in azienda e sul territorio (organizzazione del lavoro, orari, flessibilità, professionalità, formazione, premi ed incentivi, ecc.);

4. innalzare il tasso di partecipazione dei lavoratori alla vita e alle decisioni dell’impresa, soprattutto nei livelli territoriali che nell’Azienda Poste costituiscono nodi strategici.

E adesso parliamo della nostra casa comune:

la nostra organizzazione.

Ogni volta che entro nei locali della nostra sezione penso a quanto è cambiata la nostra casa.

Con l’aiuto di tutti, oggi è una casa aperta, frequentata ad ogni ora del giorno, abitata quotidianamente.

Queste stanze, grazie a tutti voi che l’avete immaginate e volute così, sono diventate una casa dove si ha voglia di stare, dove ci si ritrova con il sorriso, dove c’è spazio per tutti, dove far germogliare e condividere le idee, dove far vivere le nostre passioni e i nostri piccoli sogni.

Ricordo vagamente, ormai, un posto che aveva solo poche finestre e molte porte chiuse.

Siamo diventati un fenomeno da studiare, ci osservano cercando di capire quale formula abbiamo utilizzato per creare questo clima di positività, allegria, partecipazione, cameratismo, ecc., ecc.

Credo che uno dei motori della nostra condizione felice sia la fiducia.

Fiducia in noi stessi, fiducia nei nostri dirigenti, fiducia nella forza dell’organizzazione, fiducia nella provvidenza, che premia sempre la fiducia.

Un altro motore, credo sia la libertà.

Ciascuno, qui, è libero di proporre, inventare, criticare, discutere.

Abbiamo imparato ad essere liberi insieme facendo, parlando, ascoltandoci a vicenda, partecipando per costruire.

Non mancano le critiche, ma non sono fatte per ferire, piuttosto per migliorare. Pochi riti, poca liturgia, pochissima forma esteriore e molta, molta umiltà.

Ecco, forse il terzo motore è l’umiltà.

Tutti hanno diritto allo stesso rispetto, alla stessa attenzione, alla stessa accoglienza. Tutti abbiamo qualcosa da mettere in comune,

tutti abbiamo bisogno del contributo e della presenza degli altri.

E poi c’è la generosità, il senso del gratuito,

cioè del fare bene per stare bene con noi stessi e con gli altri.

Potrei parlare per ore, ma non riuscirei a descrivere la gioia che provo ogni volta che entro in sede.

Non posso spiegarla, ma posso offrirvi questa mia gioia come segno della mia gratitudine.

 

I Coordinamenti

E forse non riuscirò ad esprimere fino in fondo la riconoscenza mia e della Segreteria per il lavoro svolto dalle centinaia di colleghi dei Coordinamenti Giovani e Donne che hanno collaborato con l’organizzazione in questi anni.

Li abbiamo visti crescere numericamente, ma, soprattutto, sono cresciuti sotto il profilo della cultura, della volontà e della dedizione, della consapevolezza e della coscienza di poter essere decisivi.

Li abbiamo visti crescere nella capacità di sognare ed immaginare il meglio, per sé stessi e per gli altri.

Noi abbiamo fatto ben poco per loro: gli abbiamo solo dato fiducia e tempo, abbiamo messo a disposizione degli spazi dove riunirsi, e condiviso la nostra esperienza di vita e di lavoro.

Tutto il resto lo hanno fatto loro stessi, con la loro intelligenza infiammata dalla passione, con le loro mani, con il loro cuore.

Noi volevamo favorire la partecipazione alla vita del sindacato, farli sentire parte integrante dell’organizzazione stessa, fornendo formazione, conoscenze e strumenti operativi per poter operare e tutelare meglio i colleghi giovani e donne nei luoghi di lavoro.

Li abbiamo invitati a partecipare a tutte le nostre manifestazioni (cortei, comizi, dibattiti), pensando che vivere certe esperienze di lavoro comune avrebbe potuto aiutarli a comprendere meglio cos’è il sindacato per noi, meglio di molte parole.

Loro sono andati molto più in là, hanno volato alto, ci hanno arricchito e riempito di orgoglio.

Tutte le proposte che abbiamo fatto sono state accolte con entusiasmo e valorizzate da una presenza crescente, entusiasta, coinvolgente.

Il corso sul Decreto 81, il Corso sulla Comunicazione, la colossale raccolta di generi alimentari per Sant’Egidio, la consulenza sui nuovi Accordi e l’informazione sulla destinazione del TFR e la previdenza complementare.

Tutto è andato oltre le nostre aspettative.

Fino a qualche anno fa i Coordinamenti erano considerati delle semplici appendici “a tempo”, il sindacato vero, si diceva, era altrove.

Qui a Roma i Coordinamenti sono diventati parte trainante per l’intera organizzazione, luoghi di incontro e di crescita, abitati da persone bellissime animate da sogni bellissimi.

E questo è esattamente il sindacato che vogliamo perché, come ha detto Albert Einstein, la fantasia è più importante del sapere.

 

Uno sguardo al futuro

Nel 2005, quando questo gruppo dirigente ha assunto la responsabilità di guidare l’organizzazione contavamo su 3.000 iscritti.

Oggi siamo arrivati a superare quota 5.500, su un totale di circa 12.000 colleghi. Mi verrebbe da dire: avanti, un ultimo sforzo, in fondo siamo già a metà strada.

Questi colleghi hanno bisogno di noi, della nostra capacità di ascolto e di sostegno concreto.

Di questi loro bisogni noi siamo sempre responsabili: dovremmo sempre essere capaci di essere presenti, attivi, vigili, rispettosi, preparati, disponibili, attenti, aperti e solidali.

Ai nostri colleghi abbiamo dedicato una marea di tempo, con le nostre 50, 60 assemblee ogni due mesi.

Quel tempo lo abbiamo spesso sottratto a noi stessi, alle nostre famiglie, al mondo degli affetti.

Per questa nostra mancanza chiediamo scusa.

Da parte nostra, possiamo solo dire che stavamo facendo il nostro dovere nell’unico modo in cui siamo capaci: senza risparmiarci.

Come dicevamo in apertura, parlando del contratto di settore e della nuova rappresentanza, i servizi di terza generazione impongono pensiero nuovo e soluzioni nuove, sostenute dalla forza dell’identità e dell’esperienza. In azienda crescono le diversità: diversità di formazione culturale, di storia personale, di cultura del lavoro e della partecipazione, diversità di età, di esperienze e di linguaggi.

Si tratta di fenomeni che possono rivelarsi dirompenti, oppure portatori di una nuova fase di crescita.

Perché questo accada dobbiamo puntare sulla formazione continua, sulla conoscenza e sullo sviluppo tecnologico,

terreno di coltura dei servizi di terza generazione e delle nuove domande che provengono dalla società delle reti e della comunicazione globale.

Il successo del movimento sindacale, storicamente, è dovuto all’aver sempre combattuto a beneficio di tutti coloro che lavorano, non solo a beneficio degli iscritti al sindacato.

E per noi sindacalisti vale sempre la vecchia regola: gli esami non finiscono mai.

Auguro a me stesso ed a tutti quelli che lavoreranno per questa organizzazione di vivere l’esperienza del sindacato con il senso della sorpresa e dello stupore, per la ricchezza dell’animo umano e per la grandezza degli insegnamenti che riceviamo ogni giorno,

 

Grazie

Non voglio chiudere con i ringraziamenti di rito ai tanti colleghi dell’Organizzazione.

Mi suona di più l’idea di dichiarare apertamente quanto sono loro debitore per l’aiuto ed il sostegno che mi hanno dato in questi anni.

A Mario Bertone debbo una grande quantità di tempo ben speso a ragionare insieme sui tanti problemi quotidiani.

Ad Eugenio Veneri del Regionale debbo sostegno costante e grande lucidità sulle strade da scegliere.

A Mario Fiscarello, che va a fare il Segretario di Frosinone, debbo restituire molta pazienza e molta esperienza.

Agli amici della Segreteria Nazionale Luca, Sebastiano, Brigida, Armando, Bruno, Lorenzo rimarrò per sempre debitore dell’attenzione che mi hanno sempre riservato ogni volta che avevo un problema.

Da loro ho anche ricevuto grandi lezioni di umiltà e di condivisione, di competenza e leggerezza, di rapidità ed esattezza, e non basterebbe una vita per ricambiarle.

Sono debitore di innumerevoli consigli verso Mario Petitto,

che considero il “Capitano, mio Capitano”.

Grazie per averci guidati con mano ferma e sostenuti nei momenti difficili.

Nel film “l’attimo fuggente” il giovane studente in piedi sul tavolo, protestando contro l’ipocrisia perbenista gridava:

“il nostro duro viaggio è finito,

la nave ha scapolato ogni tempesta,

il premio che cercavamo ottenuto, il porto è vicino,

sento le campane,

la gente esulta, mentre gli occhi seguono

la solida chiglia, il vascello severo e audace”.

Per i sindacalisti non c’è un porto sicuro.

Sono tutti figli di Ulisse, condannati a navigare sempre.

Forse è vero, come mi hai detto una volta, che nessuno di noi fa la storia e che, se ci va bene, siamo solo momentanei protagonisti nella cronaca, ma credo anche che tanti anni di fitta cronaca, di battaglie e di tempeste, siano rimasti nel cuore e nella memoria di tantissimi colleghi.

Quindi, il tuo nome fa parte della nostra piccola storia, perché, come ha detto Benedetto Croce: “la storia nostra è storia della nostra anima e storia dell’anima umana è la storia del mondo”.

Ti ringrazio, in particolare, per non averci mai considerati figli di un dio minore, ma colleghi fedeli, uniti sotto la bandiera della fiducia e della collaborazione.

Agli amici Pensionati dedico un lunghissimo abbraccio, perché non potrò restituire né il tempo,  né la passione e nemmeno la grinta con la quale hanno risolto tanti piccoli e grandi problemi e sono stati presenti in tutte le occasioni in cui dovevamo far sventolare forte le nostre bandiere.

A Riccardo Canale, Responsabile Quadri di Roma debbo saggezza e pazienza, presenza costante, attenzione e sensibilità, una chiara visione della realtà ed un istinto organizzativo raro, che ci ha donato l’incredibile risultato delle elezioni RSU Quadri.

A Roberto Abate, Responsabile del Coordinamento Giovani debbo una bellissima lezione di passione e coraggio, e un’amicizia che diventa ogni giorno più preziosa.

A Daniela Cannavò, Responsabile del Coordinamento Donne sono debitore per la lezione sulla molteplicità gioiosa: moglie, madre, sindacalista, lavoratrice, sempre disponibile, sempre positiva, stimolante e presente.

Da Raffaele Nacca, esperto di Sicurezza, e da Emilio De Martino, esperto pensionista, ho imparato che si possono coniugare competenza e passione anche su temi ostici, ma sempre più vitali per il nostro lavoro di tutela dei colleghi.

Agli amici della segreteria: irolamo, roberta, franco e Michele sarò sempre debitore della fiducia, della collaborazione, delle mille lezioni che vengono dall’intelligenza del cuore, insieme all’ironia, all’impegno quotidiano, alla capacità di apprezzare la bellezza dei piccoli gesti, e di accettare che la vita possa stupire oltre ogni aspettativa.

Che la gioia pervada il vostro cuore

e vi regali felicità inattese.

E poi ci siete voi, uomini e donne dell’SLP, voi iscritti, attivisti e simpatizzanti che fanno forte questo nostro sindacato, voi che seminate le nostre idee ed i nostri valori, voi che producete una ricchezza grande che si chiama sicurezza della tutela, certezza della difesa per i vostri colleghi.

Spero solo di avervi servito almeno la metà di come meritate.

Presenti, pazienti ed amorevoli nel vostro lavoro silenzioso, nelle rinunce a vantaggi materiali e a benefici tangibili, Il 54% di consensi per le RSU è merito vostro, dal primo all’ultimo voto.

Abbiamo bisogno di voi, delle vostre capacità, della forza delle vostre competenze, della vostra partecipazione.

E dopo tanti ragionamenti, lasciatemi dire che il capolavoro della mente è comprendere quando è il momento in cui deve smettere di ragionare, interrogare e calcolare per lasciare spazio alla forza del cuore ed alla capacità di visione dell’anima.

Abbiate fede, coltivate la speranza.

Ognuno di noi si rende conto di aver bisogno di una speranza che vada “oltre”.

Oltre la nostra piccola storia personale, oltre le nostre aspettative umane, dalle più piccole alle più grandi, così mutevoli nei diversi periodi della nostra vita.

A volte queste aspettative si realizzano, e ci appare con chiarezza che ciò che desideravamo non era, in realtà, un gran che.

Noi abbiamo bisogno della speranza, ed abbiamo bisogno di viverla con fede perché la fede vera è  “fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono”.

Fede e speranza, giorno per giorno ci mantengono in cammino. Ma dire “sono arrivato”, mai dire “ho trovato”, mai dire “questo mi appartiene”.

Viaggiamo leggeri, senza progetti rigidi, senza schemi precostituiti, forti della nostra identità e liberi di vedere che il futuro, nella fede, diviene certezza.

Buon lavoro a tutti

e che Dio ci benedica.


Per i miei fratelli e i miei amici

io dirò: “Su di te sia Pace!”.

Salmi 121,8

 

Che oggi regni la pace

Che tu abbia fiducia in Dio,

che sta esattamente dove dovrebbe essere.

Che non dimentichi le infinite possibilità

che nascono dalla fede.

Che utilizzi quei doni che hai ricevuto,

e che condivida l’amore che ti è stato dato.

Che tu sia contento di sapere che sei figlio di Dio.

Lascia che questa presenza si adagi nelle tue ossa e permetta alla tua anima la libertà di cantare, ballare, pregare e amare.

Esiste qui per tutti e per ognuno di noi.

Madre Teresa di Calcutta