il-consiglio-direttivo-di-roma-capitale-14-settembre-2016.pdf
Il Consiglio direttivo di Roma Capitale si è riunito il giorno 14 settembre 2016 alle ore 16,40 e, a fronte di un’ampia e articolata discussione che ha visto tutti i componenti intervenire in modo appassionato, approva le seguenti riflessioni sui temi che ha ritenuto essere prioritari nell’attuale fase politico sindacale.
1) LA QUESTIONE POSTE E LA PRIVATIZZAZIONE
In questi giorni, in categoria e nel gruppo dirigente, abbiamo registrato cauta soddisfazione per la decisione del governo (e conseguentemente di Poste Italiane), di fermare la cessione dell’ulteriore 35% di Poste Italiane a Cassa depositi e Prestiti e la collocazione sul mercato del 29,7% del capitale. Invitiamo tutti a comprendere fino in fondo che questa operazione, puramente finanziaria e di cassa, avrebbe indebolito Poste Italiane, privandola di risorse strategiche per il suo progresso tecnologico ed organizzativo. Il piano industriale e strategico 2015-2020 prevedeva 3 miliardi di investimenti in 5 anni e puntava ad arrivare a 30 miliardi di fatturato nel 2020. In più, 3 miliardi di investimenti in infrastrutture e piattaforme digitali per l’innovazione dell’offerta, di cui 500 milioni per la riqualificazione e la sicurezza degli uffici postali. Inoltre, quella presunta privatizzazione avrebbe reso praticabile lo spacchettamento dell’azienda, vanificando tutti gli sforzi che i lavoratori Postali hanno fatto per accompagnare e sostenere il cambiamento in questi anni di dolorose trasformazioni e riorganizzazioni. Poste Italiane è un Azienda-Paese, anzi è la più grande azienda del Paese, e può essere modello di sviluppo e di crescita al servizio della collettività. Per questo non può finire inghiottita dalle spirali della finanza perversa e dalle dinamiche di una politica che privatizza senza un progetto. Senza strategie di politica industriale chiare e trasparenti, il ruolo decisivo dei lavoratori non viene riconosciuto, eppure è a loro che dobbiamo quello che di positivo è emerso in questi ultimi anni. Ecco perché bisogna tenere alta la guardia sul tema, anche se temporaneamente accantonato. Per questo dobbiamo continuare, insieme alla CISL e a tutte le altre Confederazioni, se d’accordo, a sollecitare il Governo a cambiare definitivamente idea ed aprire da subito un confronto ed un dibattito, franco e trasparente, sull’intera vicenda, sul futuro di migliaia di lavoratori postali e sul tema delle privatizzazioni nel nostro Paese.
2) IL RAPPORTO CON LA CONFEDERAZIONE, CON L’ORGANIZZAZIONE INTERNA E L’AZIENDA
A proposito di progetto, crediamo che sia necessario mettere in campo e discutere il nostro problema, su tutti i temi che ci riguardano: il rapporto con la Confederazione, con la nostra organizzazione interna e con l’azienda. Ad oggi, dopo mesi di continue schermaglie, non abbiamo ancora compreso come vogliamo affrontare le delicate questioni che abbiamo di fronte.
Vediamo con preoccupazione soltanto un percorso che lancia sfide a tutto il mondo, senza chiarire dove sta il torto e la ragione. Se, come detto in precedenza, la partita della privatizzazione sembra registrare una battuta d’arresto, certo non sufficiente ma oggettivamente più vicina al risultato da noi auspicato, restano sul campo importanti temi aperti sui quali è necessario decidere tempi e priorità per il bene e l’interesse dei nostri rappresentati. Sui diversi temi aziendali aperti: contratto, riorganizzazione, organici sarebbe utile, pur mantenendo la mobilitazione dell’intera categoria, andare al confronto su ogni singolo tema e verificare e valutare nel merito, come abbiamo sempre fatto in quanto CISL, le reali disponibilità o indisponibilità aziendali, per poi agire di conseguenza. Nei confronti dell’azienda bisogna decidere: è questo il momento di scioperi e mobilitazioni di massa o, essendo la situazione in evoluzione, queste azioni vanno portate avanti quando e dove serviranno? D’altro canto, tutti gli aspetti concreti di riorganizzazione vanno affrontati con determinazione e chiarezza ai tavoli di confronto Aziendale, evitando strumentalizzazioni e verificando, se sono vere, le disponibilità Aziendali su tutti i temi del confronto, a partire dalla partita decisiva di PCL. Abbiamo avuto un recente incontro con l’A.D. Con la nostra presenza abbiamo inteso sfidarlo, e con lui l’Azienda. Oppure è cambiato qualcosa nel nostro modo di partecipare, nella composizione della nostra delegazione e nei nostri ruoli? Abbiamo in atto il confronto sul CCNL. Vogliamo chiudere il nostro contratto, verificare le disponibilità e portare a casa un risultato importante, o anche questa diventa una sfida interna? Dobbiamo, infine, discutere su come questa federazione si riorganizza ed anche qui crediamo sia necessario farlo discutendo tutti assieme. Bisognerà dotarsi di grande rispetto reciproco, soprattutto affrontando i temi che riguardano tutti e non solo qualcuno, rispettando uomini, strutture e norme, nel segno inequivocabile di quelli che sono gli statuti ed i percorsi confederali già approvati ed avviati. Lo facciamo così o, anche qui, lanciamo sfide e creiamo nuove figure statutariamente non previste, fuori dalla tradizione della SLP Cisl e della Confederazione? Purtroppo quello che vediamo è un clima avvelenato, piuttosto che un clima che affronta tutto ciò con chiarezza e serenità. Vediamo sfide continue sia al nostro interno che all’esterno. Qual è allora il nostro vero obiettivo? E’ di tutti o di pochi e, soprattutto, a che serve e a chi serve? Ad oggi crediamo non giovi a nessuno, tanto meno all’organizzazione che non è nostra e della quale siamo servitori e non padroni. Esprimiamo la nostra forte preoccupazione sulle partite aperte e sul modo con le quali vengono affrontate e riteniamo sia indispensabile, da subito, invitare l’organizzazione ad un confronto serio, ufficiale e trasparente, su questi temi, coinvolgendo con trasparenza tutti e determinando le priorità della nostra azione sindacale e quelle della nostra azione interna. Ma, soprattutto, ristabiliamo un clima di confronto democratico e rispetto vero al nostro interno, con tutte le nostre strutture, con la Confederazione, con tutti i nostri dirigenti. Non possiamo agire da tifoserie organizzate, con uomini che oggi sono buoni, domani sono cattivi per poi ritornare buoni a seconda di ciò che dicono o pensano. Una grande e responsabile organizzazione dovrebbe far questo, altrimenti rischia di essere grande solo a parole.
Roma 14/09/2016
Il Consiglio Direttivo di Roma Capitale e Rieti