Primo Maggio 2019 Lettera del Segretario Franco Polverino

1 Maggio 2019

Primo Maggio, ideologie e canzonette a parte.

[…] Lavoratori – si legge in un volantino diffuso a Napoli nel 1890- ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora.

Far festa…Bisognava ricordarlo in quegli anni, perché i ritmi e gli orari di lavoro massacranti, i salari irrisori, gli ambienti malsani, lo sfruttamento del lavoro femminile e minorile, prostravano letteralmente gli operai al punto di fargli dimenticare anche il tempo in cui vivevano!

Oggi, confusi dai caschi che indossano gli operai delle grandi industrie, che luccicano sotto i riflettori delle telecamere, dalle divise a bande fosforescenti e dalle scarpe antinfortunistiche, si potrebbe pensare che non sia più così. Nella realtà assistiamo ad un protrarsi senza tempo del lavoro “sfruttato”, precario, senza obbligo di contribuzione, retribuito una manciatina di euro l’ora… ed ancora, nel 2019, del lavoro nero.

Il Padrone dell’epoca dell’industrializzazione, ben visibile, individuabile in una persona precisa, oggi è nascosto come meccanismo di scatole cinesi, tra le grandi multinazionali di un’economia sempre più dispotica, sempre più avida e purtroppo sempre più forte. E’ cambiato lo stile, ma per molti, per troppi, l’orologio del tempo è rimasto immobile.

Certo le lotte degli operai di un tempo –spesso soffocate nel sangue- hanno portato ad importanti conquiste. Ma oggi, lavoratori sottopagati o non pagati affatto, lavoratori in nero, lavoratori con part-time da schizofrenia, lavoratori ammalati per il lavoro, lavoratori invisibili che muoiono in solitudine cadendo da un’impalcatura … 3,1 lavoratori morti sul lavoro al giorno compresi ferie e festivi, hanno riportato di fatto all’anno zero la condizione dei lavoratori.

Sul tema del lavoro, dei diritti, dell’uguaglianza, non solo il diritto al lavoro stesso, ma anche regole e tutele al suo proposito. Esiste la Costituzione, la legge, le norme di diritto internazionale, i regolamenti, le direttive comunitarie dispositive e i contratti collettivi nazionali. Potrebbe sembrare abbastanza. Ma non lo è! Senza dignità, solidarietà e sentimenti di condivisione che sono la base della democrazia, l’uomo non ha niente di altrettanto prezioso da perdere. E allora va bene tutto. Anche la legge della giungla, dove è il più forte a farla da padrone!!!

Siamo la SLP CISL di Roma Capitale e Rieti, dalla parte dei lavoratori tutti i giorni, non c’è altro da fare, oggi, che non sia dare voce a chi voce non ha!

Non si tratta di remare contro i profondi cambiamenti che stanno rivoluzionando il mondo del lavoro tutto, e quindi anche di Poste, quanto piuttosto di incidere sulle normative e le sue applicazioni e coniugare in maniera bilanciata le esigenze aziendali con adeguate tutele per i lavoratori. Le riorganizzazioni in momenti di trasformazione, possono essere utili, importanti e finanche necessarie Niente di più! I conti si fanno con la realtà. Per questo anche la nostra Azienda, così tanto “evoluta”, deve, non solo comprendere, ma far suo, il concetto che è il lavoratore a nobilitare il lavoro. Non il contrario!

I lavoratori che prestano la propria opera per Poste, non devono “necessariamente” essere emarginati, esclusi dal sistema premiante, confinati in un limbo, perché hanno superato la fatidica soglia di un’età fissata da non si capisce chi! A cinquant’anni, – poco più poco meno- con la prospettiva di restare al lavoro ancora “soltanto” una ventina di anni, non devono “necessariamente” essere privati del posto che è dovuto a chi lavora, umiliati dagli oziosi dell’Azienda perché magari dopo trent’anni di motomezzo dichiarano qualche “acciacco” !!!

In nome e per conto dei lavoratori tutti, oggi, 1 maggio, diciamo senza mezzi termini all’Azienda, che i lavoratori di Poste, non sono semplici rotelle di un meccanismo da usare quando servono e buttare quando non servono più; non sono ingranaggi di un macchinario per la produzione di beni per il consumo altrui, ma persone, certamente con obblighi e doveri, ma parimenti con bisogni e diritti propri .

Il metodo da repubblica delle banane – ci confrontiamo per qualche giorno ma poi decidiamo noi! – nella gestione degli accordi condivisi e sottoscritti per i diversi ambiti, ha messo a serio rischio la tenuta relazionale a tutti i livelli.

Al malcelato autoritarismo dei “forti” dell’Azienda, in mancanza di soluzioni soddisfacenti in grado di superare le differenti criticità presenti sui territori, certi che non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta, saremo costretti a rispondere scendendo in piazza.

E non per il concertone del primo maggio!!!

Il Segretario Slp-Cisl di Roma Capitale e Rieti

Polverino Franco

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