Intervista a Raffaele Bonanni, “Il Tempo” del 1° luglio 2014

1 Luglio 2014

Bonanni: «Un sindacato forte nelle Poste privatizzate»

«Il sindacato deve poter partecipare all’indirizzo e al controllo delle Poste privatizzate». È<FG>questo il messaggio che il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni lancia al governo e ai vertici delle Poste. L’amministratore delegato delle Poste Francesco Caio sta lavorando in full immersion ai dossier più spinosi dell’azienda, a partire dalla rivisitazione del piano industriale lasciato dal predecessore Massimo Sarmi, in vista della privatizzazione che potrebbe slittare al prossimo. E a questo processo di consolidamento dell’azienda, il sindacato e in particolare la Cisl, vuole partecipare.
Quali passaggi dovrebbero intraprendere le Poste per prepararsi alla privatizzazione?
«Poste ha più di 140 mila persone di organico e questo patrimonio va valorizzato al massimo con effetti sul bilancio. Ci attendiamo che il piano industriale potenzi i servizi tipici della vocazione postale, quali i recapiti e i pacchi che ora sono in difficoltà perché abbandonati a vantaggio dell’attività bancario-assicurativa che si è molto sviluppata. Ciò che l’ad Caio ci ha prospettato va nella direzione giusta e lo appoggeremo. Scoraggeremo quella conflittualità che mira a piccoli interessi di bottega e è dannosa per l’azienda e i lavoratori».
Questo significa mettere da parte il banking?
«No perchè garantisce un cash flow importante. Però bisogna far fronte ai danni provocati negli anni Novanta quando ci fu quel furore deleterio di affidare tutto ai privati. I servizi tipici delle Poste sono stati venduti e ora a stento rappresentano il 10% del volume d’affari dell’azienda. La sicurezza dei recapiti si è indebolita ed è diminuito il ruolo dei portalettere».
Bisogna quindi tornare al passato?
«Bisogna valorizzare quello che rappresenta la vocazione delle Poste. E in questo il sindacato può supportare l’azienda. Non siamo interessati alla logica dei ricattucci. Il sindacato è consapevole che recuperare il terreno perso su alcuni servizi significa dare stabilità salariale. Il che comporta un atteggiamento collaborativo con i vertici di Poste».
Un processo che rischia di allungare i tempi della privatizzazione.
«Si tratta di rafforzare l’azienda per arrivare alla privatizzazione. Meglio ritardare questo processo se è necessario avere più tempo per sciogliere tutti i nodi. E nelle nuove Poste privatizzate è essenziale la presenza sindacale nei punti di controllo e indirizzo, come elemento di equilibrio e come forma di democrazia economica. Noi rifiutiamo improbabili e dannose cogestioni sottobanco».
Quali i temi da inserire nel piano industriale?
«Penso a tre punti chiave: recapito, logistica utilizzo pieno dei portalettere. Questi possono gestire il commercio elettronico dei pagamenti. Inoltre le Poste potrebbero porsi come una piattaforma per la digitalizzazione del Paese. L’ad Caio ha una specializzazione in questo settore. Tante piattaforme per quante sono le aziende non farebbero altro che creare una arlecchinata digitale che non giova al Paese».

Laura Della Pasqua

Intervista di Bonanni al tempo.pdf

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